La "Ballata dell'usignolo e del serpente" è una poesia scritta da Gabriele D'Annunzio, uno dei più importanti poeti e scrittori italiani del periodo decadente.
La ballata fu pubblicata nel 1898 all'interno della raccolta "Notturno", ed è considerata una delle opere più significative di D'Annunzio.
La poesia narra la storia di un serpente che tenta di sedurre e incantare un usignolo con la sua voce melodiosa, in un confronto tra due diverse forme di espressione artistica: la voce del serpente rappresenta la seduzione e il peccato, mentre il canto dell'usignolo simboleggia la purezza e l'innocenza.
Il serpente cerca di convincere l'usignolo a unirsi a lui, promettendogli piaceri e gioie terrene, ma l'usignolo rifiuta, rendendosi conto che se seguisse il serpente, perderebbe la sua stessa essenza.
La poesia fa un parallelo tra la lotta tra il bene e il male, la bellezza e la corruzione, e offre una riflessione sulla possibilità di resistere alla tentazione e preservare la purezza dell'anima.
La ballata è caratterizzata da un linguaggio poetico ricercato e suggestivo, con immagini evocative e una profonda introspezione psicologica.
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